Ho affrontato già un dolore grande 12 anni fa, e so bene quali siano le tappe da vivere...almeno come io posso farlo... so bene quanto e come si modificherà questo dolore. Si trattava di un dolore diverso, avevo 12 anni in meno, certo, ma sempre dolore era e sempre uno stato di shock ho dovuto superare. E so perfettamente come vivere questi giorni, questi mesi e anni che seguiranno, so bene quando la mia "falsa serenità" starà per sfociare in pianto...Ora siamo nella fase più difficile, quella della confusione, quella dell'altalena impazzita. È come stare su un'altalena, le mie emozioni oscillano, sto bene, sono indifferente, sto malissimo, sto benissimo, sto male, non è successo a me, oddio sì è successo a me, cosa faccio, come ne esco, sono forte e ce la faccio.
Poi arriverà la fase del bisogno di parlarne, quasi a voler rendere partecipe il mondo intero, tutti dovranno sapere cosa è successo e io avrò un bisogno irrefrenabile di parlarne. Quindi arriveremo alla consapevolezza precaria, e allora mi sembrerà di essere guarita...ma non si guarisce mai... basterà qualcosa o qualcuno per far cadere l'armatura e stare male. Infine l'accettazione. E allora sì, avrò imparato a convivere con il dolore.
Sono una "poretta" questo mi viene da pensare... una di quelle persone (una degli "altri") a cui la gente pensa dicendo "poverina", "proprio a lei doveva capitare", "desiderava tanto un figlio...". E sono la stessa a cui dicono "ne arriveranno altri", "forza, fatti coraggio", quasi le parole potessero davvero aiutare...non aiutano, vi svelo questo segreto... quando stai male il conforto non esiste.
Sono Silvia... Silvia Maledetta.
Giorno 0
4:20, arriva l'ostetrica dai capelli scuri, questa mi sta antipatica...una che ti dice "ancora piangi? forza!" come può essere? Stupida. Le rispondo che se fosse successo a lei come si sentirebbe? Si zittisce.Inseriscono la prima candeletta (non ho capito che forma abbia ma so che serve a stimolare le contrazioni), dopo un'oretta lei e la sua compagna della notte mi salutano, "forza eh!" , e se ne vanno. Meglio, penso.
Le prime contrazioni non fanno male, appena appena un dolore... continuo a pensare e a chiedere al mio corpo di muoversi...di accelerare i tempi e di far finire tutto entro la mattina, terrorizzata sia dalla possibilità di tante ore di travaglio, sia di quello a cui andavo incontro che per me era sconosciuto. Ovviamente Alberto è il mio primo figlio...gioia da scoprire ex novo.
7:30 seconda candeletta, si rompono le acque...chiedo di che colore siano...mi rispondono che "ovviamente sono scure", che cretina che sono...cosa pensavo? che fossero chiare? Al corso preparto la prima cosa che ti dicono delle acque è controllare il colore...se sono chiare tutto ok, se sono scure no. Domanda scema. Arrivano le contrazioni vere...fanno male, la respirazione la dimentico proprio...troppo dolore...come puoi concentrarti sulla frase "il respiro mi respira", qui non si riesce proprio a respirare. Da qui in poi, oblìo. Dolore, tanto dolore. Dolore nuovo mai provato, il mio corpo però mi aiuta e mi rende il favore chiesto alle 10 vengo portata in sala parto. Credo di morire. Andrea è con me, lui c'è, almeno lui non mi lascia. E viviamo insieme tutto questo.
Sento un'altra donna che sta partorendo...la differenza è che alla fine da quella stanza si sentirà un vagito...
Spingo...con tutta la forza che ho, mi aggrappo alle maniglie e tiro... urlo. Dentro di me penso "forza, esci, vattene via....", sento la testa, capisco che ci siamo. Un'ultima spinta e sento Alby "scivolare via", lo sento distintamente scivolare via dalla pancia, centimetro per centimetro. Mi rendo conto che è finito tutto. Che non sono più incinta, che è finito tutto. Chiedo di lui...me lo mettono sul petto avvolto con quei famosi lenzuolini dell'ospedale. È bellissimo. È mio figlio... e lo amo. Tutte le paure che avevo fino al giorno prima svaniscono... sono madre e sono pronta. Ma lui no. Sento il peso del suo corpicino...lo accarezzo e sento che seppure dentro di me fino a 30 s prima, è un bimbo freddo. Chiedo che lo vestano e me lo portano via. Rimango lì, espello la placenta....il nostro ultimo legame.
Alberto è nato alle 10:50 del 25 ottobre 2012. Dovevo essere una mamma di Novembre...e invece no.
Rimango lì...l'ostetrica mi dice che metteranno solo la tutina...niente body, niente camicino della fortuna...mi verrà restituito il sacchetto del primo cambio con queste cose all'interno...tristezza alla tristezza. Avevo scelto sia i sacchetti colorati...sia i vestitini...con cura, con attenzione...figurandomelo dentro ad ogni vestito.
Mi portano nella camera dei "9 pannelli", mi riportano Alby dentro a quelle cullette/barelle dell'ospedale. Ha il visino rosso...è bello. La tutina che ho scelto è bianca, con un gufetto, ha anche il cappellino con il coniglio. Non me lo fanno prendere...lo posso solo accarezzare... e poi via. Ad Andrea gli mostrano il collo...Andrea ha visto quando gli hanno tolto il cordone dal collo. A me lo hanno risparmiato. Andrea è lì con me... lo vedo e lo sento...ma io non ci sono più. Sono morta con Alby. Sono lì, ma non ci sono. Arriva mamma. Arrivano le ostetriche, mi abbracciano con gli occhi lucidi. Arriva il ginecologo. Alla fine mi portano via dalla camera degli orrori e vengo ricoverata in ginecologia. Il reparto tetro davanti a maternità. Quello di cui la sera prima dicevo "certo che questo è un reparto triste, dove vanno le donne che stanno male davvero", ecco, ora ci sono anche io.
Mi vengono a salutare tutti... io provo una gran pena per tutti...per me in primis.
Mi hanno portato anche da mangiare...ho sempre pensato al cibo dell'ospedale come a una cosa buona....semolino e puré. Chiedo ad Andrea di andare via, è stanco, è provato come non mai...ha vissuto tutto questo con me...per fortuna che ho te, penso. Il mio amore più grande...l'amore vero...quello senza il quale non riuscirei proprio a vivere. Solo pochi giorni prima parlando mi aveva detto che lui ci sarebbe sempre stato...ed è vero. Andrea è davvero la mia parte migliore così gli ho detto il giorno del matrimonio.
Mangio, arrivano gli amici, i dottori mi dicono che faranno l'autopsia ad Alby, arriva mamma, gli amici. Cerco di dire "è andata così", ma dentro ho solo un vuoto che rimbomba, e un ventre ancora troppo ingombrante.
Portano una donna nella camera che ha perso il figlio alla 12_a, piange. Vive il suo lutto...prova a dirmi che sa bene quello che provo...provo a dirle che non è proprio così...un conto è perdere un embrione, un conto un bimbo di 37 che devi partorire...ma mi rendo conto che il suo dolore è il suo dolore... e lascio perdere, che senso ha misurare la disperazione?
Arriva la sera, arrivano altre persone, altri amici. Resto con Andrea, mi addormento subito...sento che mi bacia prima di andare via, sento che è finito tutto.
Giorno 1
Mi sveglio con un dolore forte alle braccia...è tutto vero...acido lattico... le spinte di ieri. Mi dispero in lacrime. Mi chiama mamma, non riesce a venire da me, sta male, piange. Iniezione di ImmunoRHO, infermiera che prova a consolarmi a dire che devo reagire perché dato che gli ormoni ora subiranno un calo devo reagire per evitare la depressione. Vorrei mandarla a cagare ma mi rendo conto che non c'entra nulla, che in questo mondo ci sentiamo tutti pronti a dare consigli, a trovare la "cura" per tutti e tutto. Evidentemente dire agli altri che si hanno superato dolori e cosa sia meglio fare, aiuta se stessi...Pulizia, colazione, pasticca, la donna della 12_a che viene da me cercando di consolarmi, ma io non la voglio...credo che sia una donna molto stupida e la stupidità non la sopporto, viene da me anche il marito... vorrei gridargli di andarsene...ma resisto e faccio finta di nulla. Arriva la suora che mi parla del Diavolo, la "invito" ad andarsene.
Piango. Mi manca Alberto, la mia pancia fa schifo...quella linea a ricordarmi i mesi estivi. Il mio ombelico deformato.
Arriva Fausta con i panini al salame e al prosciutto...e sento di voler così bene alla mia famiglia... che mi dispiace di aver deluso tutti. Il primo nipote per Mamma e Papà, il nipotino maschio per Fausta, per Stefania, Leonardo, Gianluca ed Eleonora. Mi sento di aver deluso tutti...
Oggi pomeriggio ci ridaranno Alby, il tizio con la testa quadrata delle pompe funebri dice che non lo potrò rivedere...che non si sa in queli "condizioni" lo restituiscono. Parliamo con il prete per il funerale, lo facciamo domani pomeriggio alle 15, la mattina mi libereranno dall'inferno.
Passo il pomeriggio da sola, non ho voglia di vedere nessuno, di parlare...ho solo voglia di piangere. Mi chiama mamma alle 19, mi dice che Alby è in obitorio...vorrei andare lì, ma mi dice anche che è chiuso. Chiamerei Andrea ma so che se non mi ha chiamato lui sicuramente ha da fare...avrà bisogno di stare da solo anche lui. Arrivano amici, cerco di scherzare. Arriva Andrea...e ogni volta che lo vedo arrivare provo un dolore forte... per lui, per noi. Mi dice che ha passato un po' di tempo con Alby, che non si sentiva di lasciarlo solo. Stiamo insieme fino a tardi... fuori diluvia, è arrivato il freddo. Dentro e fuori di noi.
Giorno 2
Sono sveglia dalle 5. Decido di pubblicare su fb il mio ultimo status. Perché la gente capisca, perché capisca che non mi vedrà più, che io non esisto più.Abbraccio i doudou che mi ha portato Andrea ieri sera, c'ho dormito la notte, li ho abbracciati e tenuti stretti...oggi li daremo ad Alby, perché non si senta solo.
La donna della 12_a continua a venire da me. Vuole parlare...ma io no. Nel frattempo ieri hanno portato un'altra donna, alla 25_ma, le hanno indotto il parto, la sua bimba, Marianna, è morta da qualche giorno, pesa 700g e la deve "espellere". La donna ha 40 anni. Penso che forse sono stata "più fortunata", io ne ho solo 33...anche se mi continuo a dire che ne ho 34. Poi penso che io ho partorito alla 37_a...e mi rendo conto che sto di nuovo misurando il dolore. Tristezza.
Colazione, pasticca, visita. "Signora questa mattina esce", sono impaziente, devo andare via dall'inferno...chiedo ad Andrea di prepararsi...io sono praticamente pronta, aspetto solo la visita per fuggire via. Chiamano me e quella della 12_a, lei è gentile (stupidina ma cortese) e mi fa fare la visita per prima. Sento male, mi fa male tutto. Il sorriso del ginecologo che mi visita (lo stesso che mi ha detto che non c'era più battito) e mi esorta a "riprovarci" mi sembra una gran presa per il culo. Mi faccio forza e sento l'istinto primordiale che mi fa venire voglia di tirargli un calcio...ma la razionalità prende il sopravvento e rispondo con un sorriso di circostanza. Esco di corsa dalla stanza visite e corro in camera, corro letteralmente per fuggire via. Andrea non è pronto. Mi chiede se può fare colazione, gli dico di no. Prendo la roba e fuggo dal reparto...alll'ascensore mi rendo conto di voler salutare le "ostetriche buone", così vado in sala parto... e le saluto. Mi vede il medico e capisce che sono sola, che Andrea ancora non è arrivato. Mi proibisce di uscire fino a che non arriva Andrea.
Arriva, e usciamo dal girone dell'inferno.
Andiamo a casa, ho bisogno di fare una doccia. Sento forte il bisogno di andare da Alby...sono quasi euforica. So benissimo che si tratta di pura sopravvivenza, l'arrivo in obitorio mi taglia come una lama. Alby è nella cappella, da solo...una piccola bara bianca...con un velo sopra...da lontano mi sembra una culla. Arriviamo lì...e lì mi frantumo in mille pezzi. Lì avverto distintamente il dolore...lo voglio toccare ma Andrea non vuole. Più tardi mi permetterà di farlo... gli ho tenuto la manina...piccola piccola e freddissima, con le ditina lunghe e le unghie livide. Ho accarezzato il suo visino, il naso piccolo e perfetto, ho baciato mio figlio in fronte, dicendogli che lo amo tanto...dicendogli che non doveva andare via. Il mio bellissimo bimbo moro.
Si sono susseguiti abbracci, pianti, abbracci, pianti. La cerimonia asettica e informale di benedizione dei bimbi nati morti, una candela per ricordo con scritto il mio battesimo. Fiori bianchi. Abbracci. Parole di conforto. "pregherò per voi" "forza" "coraggio" "era bellissimo".
L'arrivo al cimitero, la sepoltura, mi accorgo solo lì che c'e' una targhetta bronzata con su scritto Alberto Galeazzi NM 25 10 2012. NM, nato morto. Come non bastasse saperlo.
Sento tanto affetto dalle persone intorno...ma sento che manca lui.
Andiamo a casa, fuori piove e fa freddo, accendiamo il camino, la prima accensione dell'autunno...fantasticavo pensando a quando lo avremmo acceso con Alberto tra le braccia. Invece ci sono solo io tra le braccia di Andrea. I miei gatti e nulla più. Cado in un sonno profondo.
Giorno 3
Mi sveglio... mi domando da dove si possa ricominciare. Eravamo in 2 prima e lo siamo ancora...ma è diverso. È tutto pronto per essere in 3, io ero pronta per accogliere Alby. Da dove si comincia?Piango... restiamo abbracciati nel letto... piango e mi domando cosa abbia fatto di male.
L'altalena torna su, mi dico che ce la posso fare. Ho deciso che ripartirò dalla forma fisica da recuperare, avevo preso 12 kg, mi peso e vedo che ne ho persi 8, ne restano da smaltire 4, semplice equazione matematica.
Decidiamo di andare a fare colazione, troviamo gli amici, sono contenta, almeno parliamo di altro, pensiamo ad altro. Mi rendo conto che non voglio diventare una di quelle che piangono davanti a tutti... e capisco che il mio dolore deve restare con me, e che lo devo elaborare da sola. La pena che provano gli altri nei miei confronti è evidente, e non voglio assolutamente essere martire.
È cambiata l'ora...la giornata è ancora lunga. Il tempo aiuta, ma il tempo non passa...
Pranziamo da Fausta, andiamo dai miei, torniamo a casa, camino, cena da Fausta. Camino, TV, sonno profondo.
Giorno 4
Andiamo alle pompe funebri per decidere cosa mettere sulla lapide, c'è l'uomo dalla testa quadrata, che propone oggetti funebri come fossero bracciali di Cartier. Mi fa sorridere la cosa... un listino prezzi, la scelta della frase, quale decorazione usare. Noto che le decorazioni funebri sono oscene, un mix tra il bigotto e il pacchiano. Libricini, angioletti, fiorellini. La titolare assomiglia all'alieno Roger di American dad. Poverina, penso. Signora lei è davvero brutta, la posizione dei suoi occhi le conferisce un aspetto strano. Ci lasciano un "modello" da provare per vedere come sta. Assurdità funerarie.Torniamo al cimitero per lasciare anche una piccola composizione che i miei vicini hanno portato da Fausta, ha ragione Andrea quando mi dice che avere una tomba da andare a trovare da' conforto. Alberto è con il nonno... e questo mi fa essere più serena. Mi sento bene. Stranamente bene. So che non è un bene salutare, ma so che non posso fare altro che vivere e attraversare il dolore.
Pranzo a casa, TV, sonnellino. Andrea riporta il modello nella boutique degli orrori, io sento mamma, so che Stefania sta male, sento che loro stanno male... mi rendo conto che reagendo io per prima posso migliorare le cose. Mi ripeto che è stato meglio così che avere un bimbo con danni cerebrali. Sì sì è stato meglio così. Ma dentro urlo che rivoglio il mio bambino. Non ricordo altro del giorno 4.
Giorno 5
Colazione al bar con Andrea, andiamo a comprare dei cassettini per mettere le cose di Alby a posto, per evitare che si rovinino. Tanto prima o poi bisognerà prendere in mano la situazione e mettere in ordine le cose. Scegliamo due cassettine di plastiche, una con un gatto e una con un cane. Giro in centro. Mi compro i "maglioncini che durano una stagione" quelli che valgono poco e durano meno. mi compro anche una tutona calda e un nuovo paio di scarpe da ginnastica. Andiamo a vedere la casa di Antonella, ci facciamo due risate con lei. Casa, Pranzo. Sento il bisogno di fare qualcosa per non essere ferma e perdermi nei pensieri. Pulisco a fondo la cucina. mi sento meglio. Andiamo dai miei. Due chiacchere. Sento che il vortice si sta per aprire...sento il bisogno di piangere. Il ritorno a Terni lo passo piangendo. Non voglio che Andrea subisca tutto questo...voglio che sia sereno. Gli chiedo scusa...ma sa benissimo che ho il diritto di piangere e trova come sempre le parole giuste. Lui esce un po', io vado a casa e decido di iniziare il blog. Lo considero una forma teraupetica, un buttare fuori le emozioni. Mi è venuta pure la cistite. Per fortuna mamma aveva il monuril. Cena, camino, sonno profondo.Giorno 6
La bilancia segna 50,5 il che vuol dire che ho perso ancora kg. Una buona notizia c'è allora. Sono sopra di 2,3kg. Ce la posso fare...certo la mia pancia è davvero oscena però. Non vedo l'ora di fare la visita tra una 10 di gg per poter sapere se e quando posso ricominciare a fare nuoto e sport...tanto per riprendere il mio fisico di sempre.Aggiorno il blog fino ad oggi. Sento di aver fatto una cosa che mi fa piacere. Mi sento soddisfatta.
Più tardi andrò in ospedale per richiedere la cartella clinica. Andrea si è alzato ora, vado a fare merenda.
H 18:00
Cartella clinica richiesta, quando la tizia mi ha chiesto il nome del bambino sono rimasta paralizzata, non riuscivo a parlare, lo ha fatto Andrea per me. Continuava a chiedere "Alberto? No, non lo trovo", tutto questo per chiedere la pratica dell'autopsia insieme alla mia cartella. "Forse è insieme alla sua", Speriamo, ho pensato. Ci vorranno circa 2 mesi.
Ho parlato con il primario di Ginecologia, ieri sera ero in paranoia, leggendo in Internet ho trovato che un bimbo non può strozzarsi con il cordone, ma che magari dipende dalla coagulazione del sangue materno...paranoia. Mi ha detto di no, che non è dipeso da me "Signora, lui aveva addirittura 4 giri di cordone, stia tranquilla, anzi, ci provi appena possibile, deve andare avanti altrimenti rimane ferma ad oggi". Che triste consolazione. Pranzo, cazzeggio, pulizia casa. Stasera a cena da Gianluca ed Eleonora. Ma che poi, pensandoci, cosa cambia sapere se è dipeso da me, da lui...non cambia nulla. Alby non c'è più... tutto qui.
Il cielo piange per me stasera, io per oggi credo di aver smesso...mi sembra quasi di averlo accanto il mio Alby...forse sto per impazzire. La "musata" di Pedro mi ricorda che è ora di mangiare la pappa... e che devo finire di pulire. Sono rientrata ufficialmente nei miei jeans... la mia ripresa fisica mi stupisce.