Questa notte ho sognato Alby. Vivo. Mi meravigliavo del perché fossimo tutti tristi dato che lui era vivo... era dai miei lo avevano tenuto loro, gli chiedevo se potevo prenderlo, se potevo portarlo a casa. Poi altro flash, vedo Alby sugli 8 anni e lo vedo modificarsi, crescere fino ad avere le sembianze di un ventenne. Mi ricordo che guardandolo dico: "Assomigli a tuo padre, mi sa che i capelli li perderai anche te! Hai una bella stempiatura", ricordo che aveva il mento "a punta" come il mio, aveva gli occhi miei. Ricordo di aver pensato che fosse carino. Mi sono svegliata.
Nella mia mente malata ho pensato che si sia trattato di un regalo di Alby... un dirmi sono con te, questo è quello che sarei stato. Dentro di me ho pensato che sognarlo vivo sia un passo in avanti, visto che la notte scorsa ho sognato di nuovo un funerale con le bare bianche.
Ieri sera sono scoppiata in lacrime, un pianto di quelli "fatti per bene" durato giusto una decina di minuti...poi mi sono "ricomposta". Ero sola perché Andrea era al lavoro e (maledetta me) ho voluto riaprire l'applicazione di Instagram, peccato che avevo il vecchio account di facebook...insomma per farla breve si sono aperte diverse immagini dei bimbi di "mamme di novembre", in particolare il figlio di una ragazza con cui mi correvo solo 1 settimana. In quel preciso istante si è come rifatta strada dentro di me la certezza e brutalità di quanto è successo. Mi sono resa conto di tutto, del fatto che non vedrò mai il primo bagnetto di Alby, o semplicemente mio figlio che mi guarda... ancora una volta, sono crollate le mie difese, mi sono trovata completamente nuda di fronte alla realtà. Ma dopo essermi sfogata mi sono sentita meglio... poi per fortuna è arrivato Andrea, e ho proibito alla tristezza di farsi vedere, l'ho rinchiusa in un angolo profondo. E oggi è ancora rinchiusa.
Diverse persone che hanno vissuto quello che sto vivendo mi hanno confermato che con il passare dei giorni questi "momenti di disperazione" si fanno più radi, più rari. Il dispiacere no, quello non te lo leverà mai nessuno, ma il dolore però si trasformerà assumendo consistenze ed aspetti diversi.
Oggi siamo stati a pranzo dai miei e durante il viaggio con Andrea abbiamo parlato ancora, siamo d'accordo che c'è poco da capire, da analizzare...qui bisogna solo "accettare" la realtà, e non ci sono strade brevi per farlo o parole magiche... bisogna convivere con la tristezza e andare avanti. Quando sono con lui mi sembra così raggiungibile la serenità...ma quando non c'è è più dura, più lontana.
Prima mi ha scritto anche Arianna, mi ha detto che casa sua è sempre aperta, le ho detto chiaramente che ora non me la sento di andare da lei, che mi ricorda quello che doveva essere e che non è. Spero non si sia offesa...ma devo pensare a Silvia. Solo a me stessa e non posso davvero permettermi di farmi del male. Vivo in un equilibrio emotivo ancora molto instabile, sono troppo fragile ancora.
Fuori sta arrivando l'inverno, quello vero. Meglio, mi dico: freddo fuori, freddo dentro. Temperatura di equilibrio raggiunta.
Sai, dei nostri amici ci avevano suggerito di andare a trovarli per stare un po' con loro durante le prossime feste. Nonostante lui sia il migliore amico del mio compagno, io non me la sono sentita di accettare. Hanno una bimba (meravigliosa) di poco più di un anno, e per me è troppo presto confrontarmici.
RispondiEliminaLa tua amica capirà.
Io credo che piangere faccia bene, e questi pianti vengono proprio dalle profondità, per cui un po' alleggeriscono (almeno momentaneamente). E' che quando si realizza bene quello che è successo, la violenza della realtà è troppo dura per resisterle. Ma a furia di esserne schiacciate, prima o poi impareremo a farla nostra, me lo auguro per me e per te. Bisogna crederci.
E hai ragione, coi nostri uomini affianco sembra tutto più semplice, e mi risulta molto pesante starne lontana durante la giornata.
Stringiamoci a loro!
Ti abbraccio, amica!