Per la prima volta in due settimane ho dormito malissimo...mi sono svegliata alle 3:00...sono rimasta a pensare per ore...alle 5:00 avevo addirittura sentito il telefono di casa suonare...e ho iniziato a fare pensieri orribili su chi fosse stato, su quel tragica notizia dovessero darmi. Andrea era al lavoro. Mi sono addormentata quando è rientrato alle 7:00.
Ieri mi sono resa conto di quanto questa vicenda tocchi gli animi delle persone. È ovvio...voglio dire quante storie tragiche riescono a smuovere le corde dell'anima? Che poi, più sono tragiche e più fanno "audience". Una signora del mio condominio, si è messa a piangere e mi ha abbracciato...in tutti questi anni ci siamo sempre salutate/parlate, come si fa tra buoni condòmini (sembra strano ma sono anche in grado di allacciare rapporti discreti con la gente), e non me l'aspettavo. Anche lei, come tanti altri, mi ha consigliato un "buon psicologo", tipo quella dove va la figlia "non costa nemmeno tanto". "è una brava, sai? Una di quelle che ti fa parlare, che non si impone"..."ci mancherebbe", ho pensato. "Mio figlia c'è andata, e devo dire che sta meglio". Ecco. A questo punto avrei dovuto dirle "Mia cara, tua figlia non sta bene per nulla...sembra un automa, cammina con gli occhi persi..." ma il solito sorriso di circostanza (forse anche beffardo) ha preso il sopravvento.
Una volta per tutte: non voglio andare dallo psicologo. Non credo nella figura dello psicologo. Credo altresì che le persone che ci vanno tornano in qualche modo "cambiate", e non guarite. Credo che il dolore degli eventi vada superato, dopo averlo attraversato. E questo stesso dolore ti cambia, ma ti guarisce anche. Mi sono sempre detta che nel dolore si cresce. Certo arrivati a questo punto sono Matusalemme... ma continuo a credere che la forza per superare le cose sia dentro di noi.
E non venite a dirmi "hai ancora tanti nodi da sbrigliare", "fatti aiutare". Forse nella mia pazzia sto bene. La cura che funziona per qualcuno non deve necessariamente funzionare per tutti.
Dodici anni fa non sono andata dallo psicologo. Dodici anni fa ho ucciso un bambino di 12 anni investendolo con la macchina. Percorro quella strada tutte le volte che vado dai miei. Ricordo perfettamente la scena, abbasso gli abbaglianti perché c'era una macchina nell'altra corsia, sono dentro il dosso, esco dal dosso e vedo "qualcosa" con una giacca verde che attraversa la strada, è nella linea di mezzeria, il tempo di inchiodare, un tonfo, la macchina che si ferma, fumo. Io che attonita dico "Mio Dio cosa è successo", scendo in preda a uno shock.... vengo portata via da Diego che era nella macchina dietro a me. Cerco di capire cosa è successo, cerco il bambino....sento urla, vedo una scarpa. Black out. Avevo 21 anni. E sono sopravvissuta a tutto questo e a tutto quello che ne è conseguito. Processi, scritte sui giornali, la gente che parla di te (per inciso sono stata assolta 2 volte a seguito di due processi penali). Sono sopravvissuta a quelli che pensavano "che non ce l'avrei fatta", "chissà se tornerà all'Università", a quelli che "ho pregato tanto per te" (questi sono gli intramontabili...), a quelli "che disgrazia Silvia!", e anche a quelli che dicevano "Ma se lo avevi visto perché non ti sei fermata?". Non sono andata dallo psicologo. Ho elaborato quello che era successo...c'ho messo anni è vero, ma ne sono uscita, rafforzata. La mia paura più grande era che capitasse a me...mi dicevo sempre "Ho tolto loro un figlio, ora Dio lo toglierà a me". È ovvio che quando è accaduto abbia pensato e detto "Si è avverato". Ma dico anche che a questo punto ho pareggiato i conti con il destino. Sono da psicoanalizzare? O sono una persona normale che cerca di andare avanti? Non credo nello psicologo, non credo nello xanax e derivati. Credo che le croci che uno porti sulle spalle siano proporzionali alla forza che si ha per poterle portare. Nonostante tutto continuo a credere che le cose accadano per un motivo preciso. Mi sfugge il senso di questa triste vicenda...ma lo capirò con il tempo.
Per ora devo solo reagire. E la forza di sopravvivenza che ogni giorno mi fa scendere dal letto, sebbene ogni fibra del mio corpo voglia restare lì, inerme, ben presto si trasformerà in una forza diversa, in grado di farmi dire "ho superato anche questo". Per questo dico che devo ancora attraversare tante fasi... perché so bene come e in quale modo affrontare questo dolore. Anche se è un dolore diverso, più intenso e più maturo. So per certo che voglio tornare a vivere e ad amare come questi ultimi mesi, anche se sarà diverso, anche se io dentro sarò diversa, so che è possibile. Questo è il periodo più difficile, quello dove ogni parte di me sanguina e prova dolore.
Non posso permettere alla morte di vincere e di abbattermi. Non posso proprio. Per me, per Andrea, per tutti quelli che mi vogliono bene.
Oggi c'è il sole, dentro e fuori di me.
H 16:45
Amore mio, ho pensato che sei te a darmi la forza... come si dice su CL ti cullo nel cuore. Non basta, ma me lo farò bastare... se solo avessi potuto cullarti un po' di più...
È lui a dartela, sicuro.
RispondiEliminaChi altri potrebbe?
Sono loro -che ci hanno insegnato tanto- gli unici capaci di guidarci.
Io chiedo sempre alla mia piccola Alma di aiutarci.
Anch' io credo che ognuno debba portare una croce adeguata al peso di cui è capace, e penso che da qualche parte ci sia un perché sebbene mi sfugga.
Forse la fede potrebbe aiutare in questi casi, ma a me manca.
"One" è una delle mie canzoni preferite di sempre, e il cd in cui è contenuta, "Achtung baby" fu il mio primo cd.
Siamo coetanee, anche per me è stata la prima gravidanza.
Saremo diversi, questo dolore ci ha già cambiati, ci è toccato essere genitori in questo modo crudele, forse ne capiremo il senso un giorno.
Ti abbraccio.